CRISI DELLE MATERIE PRIME E PRODOTTI RICONDIZIONATI  

Gli apparecchi elettronici sono ormai parte integrante della nostra  quotidianità, sia per quanto riguarda il tempo libero che per le attività  lavorative.  

La tecnologia ha ormai pervaso tutti gli aspetti della nostra vita ed è difficile  produrre una lista di tutti i prodotti tech e hardware di cui facciamo uso. 

Da dove vengono i materiali con cui sono realizzati? È facile reperire queste materie prime? Ne abbiamo in abbondanza? 

In realtà, le materie prime utili per produrre i computer e altri componenti tecnologici  possono variare a seconda del prodotto.  Tuttavia, i materiali di cui si fa più uso sono: 

1. I metalli come l’alluminio, l’acciaio, il rame e l’oro.  

2. La plastica ad esempio per le porte USB e le schede di memoria. 

3. Il silicio, considerato il materiale base per la produzione di chip di  computer e altri componenti elettronici. 

4. I gas nobili, come l’argon e il neon. 

5. I minerali rari come il tantalio, il niobio e il neodimio. 

In generale, possiamo dire che la produzione di componenti tech richiede una  vasta gamma di materie prime, molte delle quali purtroppo non si possono sostituire. Negli ultimi anni per svariati motivi in Europa è aumentata la difficoltà a reperire i metalli e i gas necessari, con un conseguente calo nella produzione di pc, hardware e altri componenti tecnologici. In parte tale diminuzione nella produzione è stata alimentata anche dal Covid-19.
La pandemia, infatti, ha provocato un rallentamento nella produzione di beni  tecnologici, soprattutto a causa delle norme stringenti imposte e ha modificato le esigenze e i rapporti tra i consumatori e le aziende.

Lo smart working è diventato più diffuso, portando a una maggiore richiesta di  tecnologie e strumenti per permettere alle persone di svolgere il loro lavoro in modo più flessibile, senza la necessità di essere fisicamente presenti in ufficio. 

Nonostante ciò, i fattori che contribuiscono alla carenza delle materie prime sono molteplici: non riguardano solo la pandemia, ma anche il grado in cui queste risorse sono concentrate geopoliticamente e i rapporti politici tra i vari paesi. Ad esempio il conflitto in Ucraina, che alimenta nuove tensioni a livello  internazionale, influisce molto negativamente in tal senso. 

Basti pensare che la fornitura globale di metalli viene prevalentemente dalle zone del conflitto e per produrre i microchip servono il palladio e il gas neon, che provengono rispettivamente per circa il 40% dalla Russia e per il 70% dall’Ucraina.

Anche la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti crea notevoli disagi in questo senso: nel 2020, gli Stati Uniti hanno imposto restrizioni al più grande produttore di chip in Cina, la Semiconductor Manufacturing International Corporation, senza considerare che i suoi competitor non erano in grado di  sostenere i ritmi della domanda-offerta, contribuendo ancora di più ad alimentare la crisi.  

L’Europa purtroppo ha una forte carenza di alcune materie prime e poiché siamo costretti ad approvvigionarci da altri paesi o a cercare sempre nuove miniere, è ora di pensare alle possibili alternative. 

Quindi quale potrebbe essere la soluzione?  

La risposta è il riciclo, che oltre ad aiutare il pianeta consente di recuperare le  materie prime, che possono ridare vita a nuovi prodotti tecnologici.  È questo uno dei processi portanti di quella che definiamo economia  circolare. 

Grazie a questo nuovo modello di produzione e consumo, che implica  condivisione, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e  prodotti esistenti il più a lungo possibile, possiamo diventare più autonomi. I prodotti ricondizionati rappresentano una valida alternativa ai prodotti nuovi, perché sono già pronti all’uso e non necessitano di semiconduttori e di una  nuova produzione di chip. 

Quando si acquista della tecnologia ricondizionata oltre ai vantaggi in termini  economici, si incide anche sulla sostenibilità del pianeta, senza rinunciare alla qualità garantita e certificata.

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